David Vannucci - Centro UNESCO Bologna

Nella piazza di San Petronio

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,
e il colle sopra bianco di neve ride.

È l'ora soave che il sol morituro saluta
le torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo;

le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe,
e del solenne tempio la solitaria cima.

Il cielo in freddo fulgore adamàntino brilla;
e l'aër come velo d'argento giace

su 'l fòro, lieve sfumando a torno le moli
che levò cupe il braccio clipeato de gli avi.

Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando
con un sorriso languido di vïola,

che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone
par che risvegli l'anima de i secoli,

e un desio mesto pe'l rigido aëre sveglia
di rossi maggi, di calde aulenti sere,

quando le donne gentili danzavano in piazza
e co' i re vinti i consoli tornavano.

Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema
un desiderio vano de la bellezza antica.
Giosuè Carducci
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David Vannucci

Le attività > 2019
I campi per prigionieri di guerra nel territorio piacentino
(ed in Emilia - Romagna più in generale)
durante la seconda guerra mondiale” di David Vannucci

L’opera evidenzia una ricerca meticolosa da parte del suo autore, attento osservatore, che descrive i fatti con l’agilità ed immediatezza di un cronista, al tempo stesso astraendo dal contesto realistico per soffermarsi sull’aspetto umano.
Quella del Maggiore David Vannucci è, a parere di chi scrive, una scrittura rigorosa e realistica, capace di suscitare vive nel lettore le crude immagini dell’epoca e fargli percepire gli echi delle sofferenze dei protagonisti / vittime del periodo, alcuni oggetto di “bonifica sia fisica che mentale” per poter far rientro alle loro case. Innumerevoli le difficoltà logistiche ed economiche del tempo sapientemente descritte dall’autore, che nel rappresentare il rapporto non facile tra popolazioni rurali autoctone e militari in condizioni precarie, lontani dalle proprie case e dai propri affetti, sembra creare un parallelismo con i tempi moderni, laddove l’immigrazione di massa incontrollata in territori impreparati è foriera di diffidenza e conflittualità. Interessante la descrizione dell’attività svolta dalla Croce Rossa Internazionale e dai religiosi per alleviare disagi e sofferenze dei prigionieri; realistica la rappresentazione degli scontri a fuoco fra partigiani e nazifascisti. Oltre alle personalità storiche ben note, il lettore incontra personaggi singolari come l’indomito neozelandese George Herbert Clifton, esperto in tentativi di fuga, di cui ben nove riusciti in Africa, in Italia ed in Germania.
Nel racconto, all’eroismo ed all’efficienza dell’esercito italiano fa da contraltare la carenza di equipaggiamenti ed una serie di errori di valutazione e deliri di onnipotenza che “avrebbero provocato l’inesorabile tramonto delle aspettative di gloria del fascismo” e creato un clima di tensione e paura. La barbarie della guerra è sicuramente un pesante e brutale fardello, ma la consapevolezza di ciò che è stato deve essere il punto di partenza per orientare e rinnovare i rapporti umani.


Avv. Doriana De Simone per Centro Per l’UNESCO Bologna






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